L’ex cartiera è posta in un’ampia radura nei pressi della cascata del primo salto del Menotre. L’accesso all’ex edificio è costituito da uno stretto viottolo, denominato via delle Ripe o più anticamente strada per Belfiore, che scende dall’ex cartiera Innamorati Antonio sino ad arrivare al vocabolo Altolina. ll sentiero segue le curve di livello delle pendici del Sasso di Pale e risulta di difficile transito soprattutto nel tratto che va sino all’ex cartiera “Innamorati Antonio”. ll fabbricato in pianta si sviluppa a forma di L: nella parte nord l’edificio è adiacente al corso del fiume (derivazione destra del Menotre) mentre sul lato sud a via delle Ripe. L’impianto, abbandonato ormai da molti anni, è fatiscente, ma e possibile stabilire che si sviluppava su più livelli, dove si trovavano diversi locali.
Oggi gli elementi architettonici visibili sono limitati ad una parte delle strutture verticali perimetrali.
La costruzione è stata realizzata seguendo le curve di livello del terreno, che hanno caratterizzato la costruzione tanto che sul lato est era possibile vedere due piani, mentre su quello ovest un piano.
Gli ingressi del fabbricato, ad arco a sesto acuto, si trovano sul lato adiacente alla strada e al centro della facciata ovest, dove è possibile osservare tutta la vallata sottostante. L’edificio ha un altro ingresso sul lato nord dell’edificio, che non e evidenziato da elementi architettonici. Sulle facciate rimanenti, tra le piante infestanti e possibile osservare numerose aperture a sviluppo verticale, distribuite ad intervalli regolari. È possibile osservare le volte del l° livello, che sono rimaste quasi intatte.
Alla fine degli anni Ottanta del Novecento, tra le macerie era possibile riconoscere i tinelli dove sino a qualche anno prima si lavorava la carta. Attualmente si riescono a leggere gli elementi architettonici con molta difficoltà a causa della natura, che si sta riappropriando dello spazio occupato dalla antica cartiera.
La ex cartiera “della Rupe o Ripe” è con molta probabilità un insediamento produttivo antichissimo, anche se non sono stati rintracciati documenti che attestino l’origine dell°edificio.
Un documento dell’Archivio Notarile del Comune di Foligno riporta la notizia riguardante l’acquisto nel l434 di una valchiera da carta e di una casa da Perna effettuato da Pietro di Cecco di Renzoro Elisei. Gli edifici vennero annessi alla celebre villa Elisei, dimora estiva di una delle più notabili famiglie della città di Foligno che aveva proprietà nel castello di Pale sin dal 1268.
La villa, posta nelle vicinanze di una cascata, fu successivamente utilizzata come cartiera e il suo parco come orto privato. Sembra che la valchiera a cui si riferisce il documento sia la cartiera delle Ripe, originariamente dotata di cinque pile.
Una documentazione più precisa fa riferimento al l539, quando la cartiera è l’unica di proprietà degli Elisei, ai quali rimane sino al l763.
Durante il periodo napoleonico e di proprietà di Pier Paolo Innamorati e Giovanni Maria Messini e, come tutte le cartiere locali, è tecnicamente arretrata rispetto alle innovazioni dell’epoca.
Negli anni trenta dell’Ottocento l’ingegnere Antonio Rutili Gentili introduce nuove tecnologie che permettono alla cartiera delle Ripe di produrre una carta “di particolare bellezza”, come testimonia il documento del l837 in Lo Stato pontificio ne ‘suoi rapporti geografici, storici, civili.
Già nella seconda metà del Settecento l’edificio faceva parte di una delle undici cartiere che fabbricavano “carta da scrivere” con diverse filigrane, caratteristiche e tipologie che sono ricordate con i seguenti nomi: Palma, Mezzanella, Genovese, Ancora, Stella, Reale Fioretta, Reale Piena e Turchinetta. In questo periodo i cartai di Pale lavoravano complessivamente 1.200.000 libre di stracci, per una produzione annua di 28.000 risme di carta da scrivere. Essi furono esonerati da papa Clemente XIV dalle tasse di produzione. Grazie anche a ciò la carta viene commercializzata in Italia e esportata all’estero.
Agli inizi dell’Ottocento i cartai Pietro Paolo Innamorati, Antonio Innamorati, Niccolò Messini, Giovanni Gismondi e Cherubino Cherubini sono nominati nel Consiglio della Camera consuntiva delle manifatture per l’industria della carta. Si può supporre che in questo periodo dell’esercizio si occupassero Feliciano e Carlo lnnamorati.
Durante la metà dell’Ottocento l’impianto venne definito “di meschinissima lavorazione, essendo chiuso uno dei due tinelli”. Lo stabilimento era scarsamente attivo a causa della mancanza della materia prima (lo straccio) che era molto costosa.
Nel l854, la fabbrica lavora per circa sei mesi l’anno, con sei o sette operai. I periodi di inoperosità della Cartiera sono causati dalla competitività con gli altri stabilimenti e dalla massiccia importazione di carta dall’estero.
Nel l870 l’edificio, in località le Ripe n. l0, era composto da 2 vani sotterranei, 7 locali al piano terra, 2 locali al l° piano e l al 2°, per una rendita fondiaria di l66,67 £.
Tra il l877 e il l879, dopo la morte di Vincenza Innamorati, avvenuta il 10 dicembre 1878, gli intestatari dell’impianto risultano Diana, Vincenza e Chiara Innamorati, tutte sorelle del fu Pietro Paolo, usufruttuarie e proprietarie di 3/ll dell’intera proprietà. La parte restante è cosi divisa: l/ ll di Teresa e Rosa Innamorati, sorelle del fu Carlo; l/ ll di Pietro Paolo, Eliseo, Carlo, Alessandro, Maria, Teresa, Angela, Albina, Virginia e Orsola, tutti fratelli di Giuseppe Innamorati; l/ ll di Ludovico Innamorati, fu Feliciano; l/ ll di Andrea Innamorati fu Pietro Paolo; l/ ll di Agostino, Raffaele, Gaetano, Niccolò e Maddalena, fratelli di Feliciano Innamorati; l/ ll di Alfonso, Cecilia e Candida Monteverde, fratelli di Giuseppe e Felicita Cherubini fu Domenico; l/l l di Clementina Innamorati fu Pietro Paolo e vedova Messini e l’ultima parte è di Caterina Innamorati fu Pietro Paolo in Zaccardi Federici. Tutti i proprietari condividevano anche, in località le Ripe, un molino da olio lavato ad acqua e in località Altolina n. 18 un molino ad olio ad acqua.
Nel 1879 la rendita fondiaria della sola cartiera ammontava a 300 £. Dato che l’edificio era posto in una zona impervia, priva di comode strade (ancor oggi si accede all’insediamento produttivo attraverso un viottolo impervio), i manufatti venivano trasportati a Pale tramite una teleferica. Nel corso degli anni la proprietà venne ulteriormente divisa tra gli eredi dei principali intestatari, fino a quando, nel 1893, l’intera proprietà venne assegnata a Giuseppe Agostini e condomini, con atto di voltura del 18/10/1888, e per successione a Vincenza Innamorati e Gaetano Agostini.
I nuovi proprietari decisero di vendere il molino da olio nella zona dell’Altolina, acquistato da Filippo Bocci-Bonafede, mentre la cartiera venne ceduta ad Adamo Fiordiponti con atto di voltura n.416 del l8/8/1896.
Due anni più tardi, il 18/8/1898, il complesso produttivo e l’area di pertinenza entrano a far parte delle proprietà del Comune di Foligno. Probabilmente la cartiera era ancora attiva, in quanto si registrava una rendita fondiaria piuttosto elevata, pari a 266,66 £, e la gestione era affidata alla ditta Agostini.
La documentazione pervenuta e le testimonianze orali non ci permettono di stabilire l’anno in cui cessa l’attività.
Nei primi anni del Novecento l’esercizio segue le sorti delle altre cartiere di Pale, rimanendo attivo soltanto alcuni mesi all’anno e cambiando continuamente gestione.
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