Nel 1111 il conte Offredo, figlio di Gualtiero, discendente secondo la storiografia locale del conte Monaldo, in procinto di partire come pellegrino per la Terra Santa, fece un testamento Pro remedio anima sua a favore dei monaci di Sassovivo comprendente anche le terre che egli possedeva in cute de Pale ;nello stesso atto dichiarava di cedere pure i suoi diritti sulle acque che attraversavano tali possedimenti.
Due anni appresso, secondo le Croniche di Foligno di Ludovico Jacobilli, lo stesso Offredo donò al fratello Alberto, abate di Sassovivo, la chiesa di Pale che per gli uffici religiosi apparteneva alla Collegiata di santa Lucia ed era dedicata a san Biagio e santa Margherita.
La chiesa di san Biagio, quasi completamente inglobata nella struttura dell’antico castello, ha la facciata molto semplice con il tetto a capanna e una grande finestra che sovrasta la porta d’ingresso. L’interno, ad un’unica navata coperta da una volta a botte, termina con l’abside semicircolare. Sulla destra, al termine della navata si accede alla sacrestia e alla torre campanaria. Ridisegnata nel 1932 dall’architetto folignate Giorgio Sorbi. Ai lati dell’ingresso due nicchie accolgono le statue in legno dei santi Biagio (patrono) e Liborio, attribuite ad Antonio Calcioni di cui si conservano anche due reliquiari.
A destra della porta d’ingresso è posto il fonte battesimale.
Sopra l’ingresso della sacrestia, è posto un organo monumentale risalente al seicento completato dalla cantoria; di fronte il pulpito in noce, anch’esso di pregevole fattura.
Lungo le pareti, posti simmetricamente, sono presenti quattro altari in legno. Il primo a sinistra, è dedicato alla Madonna del rosario; sulla tela la Vergine è effigiata insieme a san Domenico, santa Caterina san Biagio e il il Papa Sisto V alla cui corte lavoro il Damiani, e famoso per la divulgazione della devozione alla Madonna del Rosario dopo la battaglia di Lepanto. Intorno quindici piccoli riquadri raffigurano i misteri del rosario. Sovrasta l’altare un bassorilievo in stucco con san Francesco d’Assisi in estasi. Il secondo Altare, sempre a sinistra, è dedicato alla visitazione della vergine a santa Elisabetta. In basso, a sinistra, rivolta verso l’osservatore, una figura femminile in abiti raffinati, senz’altro la committente. In alto in un ovale è raffigurato san Francesco di Paola . Le due tele, della seconda metà del Cinquecento, vengono attribuite a Felice Damiani, noto artista eugubino molto attivo anche nel territorio folignate. A destra il primo altare è dedicato alla SS. ma Trinità. La grande tela sopra l’altare è scandita in due registri: in quello inferiore sono raffigurati san Michele Arcangelo, la Vergine, san Francesco d’Assisi, sant’Antonio da Padova, san Giovanni della Croce e s. Agostino. In quello superiore la Vergine, il Cristo e il Padreterno uniti da una Croce e inondati dalla luce dello Spirito Santo. Tutta la scena è completata da una folla di angeli, angioletti e cherubini. La pala d’altare è sovrastata da una piccola tela raffigurante una graziosa Madonna con bambino
Il secondo altare nel 2016 in occasione dell’anno Santo straordinario della Misericordia è stato dedicato al Sacro Cuore, in precedenza nella nicchia si conservava una statua dell’Immacolata sicuramente posizionata in occasione della proclamazione del dogma dell’immacolata alla fine del 1800. Sotto la nicchia, si trova un tabernacolo in legno dorato di fattura settecentesca.
Ai lati dell’altare maggiore si trovano due grandi angeli lignei con effetto marmoreo e cornucopia del XVI secolo fatti sulla copia degli angeli che si trovano sul ponte di Castel Sant’Angelo a Roma, con evidenti caratteri berniniani. I due angeli sono attribuiti ad A. Calcioni, noto intagliatore folignate, autore anche del baldacchino del Duomo di Foligno. La tela dell’altare maggiore, raffigura la Madonna assunta in cielo con tre santi; da sinistra il patrono S. Biagio al centro S. Giacomo minore l’apostolo con il bastone del pellegrino figlio insieme a Giovanni di Santa Maria Giacobbe e poi San Rocco che alzando la veste mostra la piaga di lebbra. La cornice è di ottima fattura. L’affresco dell’abside con al centro lo spirito santo e quattro angeli che ne ricevono i raggi sono molto probabilmente attribuiti allo Scaramucci pittore locale degli inizi del 900. In sacrestia troviamo un grande mobile in noce di pregevole fattura, con caratteri rinascimentali e con lo stemma più volte ripetuto del committente che ancora non è stato identificato, lungo le pareti e sulla volta, affreschi che illustrano i momenti più significativi della vita e del martirio di san Biagio, la spina tolta dalla gola di un bambino, il porcellino restituito dal lupo, che lo aveva rubato ad una povera vedova ecc.
Le lunette sono ripetutamente siglate dallo stemma del committente in cui appare, in campo bipartito verticalmente, a sinistra un cavallo rampante sovrastato da un a stella, a destra una sirena sovrastata da tre stelle. Tale stemma non è stato ancora identificato. Oltre gli affreschi della vita del Santo, sono stati dipinti, da altra mano, sulla volta il Padreterno e i quattro Evangelisti, mentre nell’intervallo tra le lunette il Cristo crocefisso con ai piedi san Francesco di Assisi e vari angeli con i segni della passione. In alcuni piccoli tondi sono dipinte immagini di santi legati alla devozione quotidiana della comunità di Pale. È interessante notare che il santo, pur nelle più tragiche situazioni di tortura, è sempre raffigurato con i suoi attributi di vescovo, la mitria, e il pastorale.
Dalla sagrestia si accede alla torre campanaria realizzata con i restauri del 1933 dove il 15Agosto furono inaugurate le tre nuove campane. La san Biagio, la campana della Madonna del Perpetuo Soccorso e la santa Maria Giacobbe. Tutte e tre fuse presso la ditta del comm. Pasqualini di Fermo, portano incise delle epigrafi latine curate dal prof. Giovanni Ambrosi che così, recitano:
dedicata a san Biagi Vescovo e Martire, Patrono del Castello di Pale.
Fusa nel bronzo / insieme con le mie due minori sorelle, / nell’anno Secolare diciannovesimo della Divina Redenzione / solennemente proclamato dal Papa Pio XI, / gli abitanti del Castello di Pale, / nel nome del loro Patrono san Biagio, 7 dai più chiusi meandri delle cascate perenni / fin dove culmina luminoso il sasso della Croce, / col mio suono assiduamente accompagno / attraverso la gioia o attraverso il dolore / in Cristo.
Dedicata alla Madonna del Perpetuo Soccorso.
O Vergine potente, / nelle angustie conforto e salvezza sicura, / cui è grato allontanare i mali / dai cittadini e dagli ospiti di questa terra industre, benignamente ascolta la mia voce, / che di pianto percuote l’aereo scoglio / quando sciagura incombe, / ma, stornata essa o almen lenita in virtù.
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